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16 dicembre

10.12.2012 18:56
  Per un governo democratico della Scuola della Costituzione

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dedichiamo questo sito a Marcella Balconi

09.12.2012 10:22

Marcella Balconi nasce l’8 febbraio 1919 a Romagnano Sesia, dove il padre, Giuseppe, socialista ed antifascista,esercita la doppia professione di medico e avvocato.

Ha solo tre anni, il 1 maggio 1922, quando il padre sfugge ad un attentato fascista. I colpi di rivoltella indirizzati al medico raggiungono e uccidono un giovane operaio, Giuseppe Giustina. Il ricordo di questa sorta di scambio simbolico viene da prima rimosso, per poi riaffiorare e costituire un nucleo forte su cui innestare una riflessione generale, ma carica di valenze affettive, sul ruolo giocato dalle esperienze individuali di violenza nella maturazione della coscienza antifascista di una parte della sua generazione 1.

Frequenta le scuole medie a Biella, convittrice delle Rosminiane insieme alla coetanea cugina Maria Elvira Berrini. Insieme le due ragazze condivideranno molte scelte di vita e professionali, per intanto cominciano con una fuga dal collegio a cui la famiglia reagisce con un contraddittorio atteggiamento di ammirata costernazione2.

Prosegue gli studi a Novara, tra i suoi compagni di scuola, Oscar Luigi Scalfaro, futuro Presidente della Repubblica.

Dopo il liceo, Marcella si iscrive alla Facoltà di medicina a Pavia e comincia a fare pratica affiancando il padre in ambulatorio. Entra così in contatto con Pietro Fornara, primario all’Ospedale Maggiore di Novara che sarà una delle figure di primo piano del CLN novarese.

Nel suo reparto di pediatria si è raccolto un gruppo di medici, Aldo Schiavini, Franco Toscano, Cino Bonfantini, Giovanni Battista Cucchi, Pietro Paccagno. È un ambiente intellettualmente vivace, dove giovani e meno giovani sono accomunati da un comune interesse scientifico e dalla decisa avversione al regime. Marcella si lega presto a Felice “Cino” Bonfantini, il cui retroterra famigliare è per molti versi simile al suo. I due si fidanzano e cominciano a vivere una vita di innamorati, come tutti i giovani di allora, con le minacce di una guerra, di un richiamo …3

Ed infatti Cino è richiamato e parte per la Grecia, dove si prodiga a favore della popolazione locale annientata dalla guerra, attività espressamente proibita. Entra così in contatto con esponenti della resistenza locale, presso i quali trova rifugio dopo l’8 settembre. Arrestato nel dicembre 1943, viene internato in un campo di prigionia. Morirà nello Stammlager di Dortmund il 13 giugno 19444

La scuola di Fornara è all’avanguardia nell’utilizzo dei sulfamidici e Marcella si interessa allo studio di tali farmaci. Laureatasi nel 1943, diventa assistente nell’Istituto di chimica biologica dell’Università di Pavia.

Ma, intanto, la situazione è precipitata, alla RSI, che continua la guerra a fianco dei nazisti, si oppongono con le armi i Partigiani. La giovane dottoressa non ha dubbi, insieme alla cugina Mariolina partecipa alla Resistenza nelle Brigate Garibaldi.

Nella lotta partigiana matura esperienze decisive per le scelte successive5. L’impegno professionale e quello politico non possono solo affiancarsi, rimanendo in sfere distinte, ma devono compenetrarsi strettamente6.

Marcella abbandona dunque senza rimpianti la ricerca di laboratorio per dedicarsi al lavoro sul territorio. È vicepresidente dell'ONMI e medico scolastico. Nel 1946 è eletta al Consiglio provinciale nelle file del PCI.

La situazione della popolazione infantile è terrificante, con un numero enorme di orfani o di bambini comunque abbandonati, ma anche a coloro che hanno famiglia il disastro sociale del dopoguerra non risparmia traumi, denutrizione, carenza d'igiene.

Sono in crescita non solo malattie come la tubercolosi, per la quale solo adesso sembrano prospettarsi cure risolutive, e tutte le patologie connesse all'inadeguata alimentazione e alla scarsa profilassi, ma anche le manifestazioni di disagio psichico.

Marcella Balconi punta sugli asili nido, concepiti come case alternative per quei bambini che spesso non ne posseggono una degna di questo nome. Cerca di preparare il personale per assicurare in quelle istituzioni standard di vita famigliare. Crea anche una scuola per le madri, che le aiuti nel difficile compito di far crescere i figli.

Nel 1948 finisce la precaria stagione dell'unità antifascista e gli spazi all'interno degli enti statali si restringono. È costretta a lasciare l'ONMI.

Ne approfitta per investire sulla propria formazione. In quello stesso anno è infattiprima a Parigi, per uno stage all'ospedale psichiatrico S. Anna, e poi a Losanna, dove si divide tra il reparto pediatrico dell'ospedale e il Centro medico pedagogico fondato da Lucien Bovet, un punto di riferimento internazionale per la neuropsichiatria infantile. Qui ha il suo imprinting con l'osservazione, il colloquio e i test.

Comincia l'analisi alla Maison de Santé di Malevoz, un ospedale psichiatrico all'avanguardia in cui sono già una norma i reparti aperti.

Tornata a Novara apre alla fine del 1949, con l'appoggio di Fornara, il primo Servizio di neuropsichiatria infantile. Riprende così, su basi teoriche più salde, lo screening sistematico sui bambini in età scolare che aveva già tentato, come medico scolastico, nel 19467.

È una fase eroica in cui si pongono le basi per un rinnovamento e una sprovincializzazione culturale su cui grava, oltre ai ritardi addebitabili al ventennio di dittatura, il monopolio teoretico di un clericalismo reazionario e misoneista. In tale clima d'assedio non ci si può permettere degli errori, Marcella è molto esigente, con sé stessa e con l'équipe che sta formando.

Nel 1953 termina la sua formazione analitica e dovrebbe essere accolta nella Società Psicoanalitica Italiana come membro ordinario. Sceglie, invece, di aderirvi solo come “membro associato”. La decisione è coerente con le sue convinzioni, per me era inconcepibile che l'analisi dovesse costare tanto. Asserivo che l'analisi doveva essere fatta in un'istituzione e non privatamente8.

Alla fine degli anni '50 pubblica, con la cugina Maria Elvira Berrini, che ha compiuto un analogo itinerario, lo Studio statistico-clinico su un gruppo di 1000 bambini segnalati per difficoltà di adattamento a scuola, lavoro impostato su una base cospicua di dati, per la cui elaborazione si ricorre anche alle prime tecnologie elettroniche. Lo studio mostra l'evidente correlazione tra disturbi dell'infanzia e fattori ambientali.

Il paese si sta lasciando alle spalle gli anni difficili della ricostruzione, per marciare verso il boom economico. La ricchezza cresce, ma è mal distribuita tanto sul piano sociale che su quello geografico, i contadini del sud si muovono verso le fabbriche del nord. Sradicati dal loro universo di valori e allettati dalle sirene della nascente società dei consumi, sempre più spesso giovani e giovanissimi scelgono quella che sembra la via più breve per la promozione sociale. I dati sulla delinquenza giovanile hanno una brusca impennata.

In Italia, ma un po' dappertutto, la questione è vista soprattutto come un problema di polizia, da risolvere con i tradizionali strumenti della repressione. Del resto mancano i luoghi, gli strumenti, le idee per un efficace prevenzione.

Non può servire la scuola, che di regola boccia a tutto spiano, discrimina, umilia, né gli istituti, di cui pure il paese è pieno, dove, dietro il velo di una disciplina rigida e antiquata, vige la legge del più forte e l'imperativo del farsi furbi. Ambedue, anzi, sono un volano che alimenta il disagio.

Ma a Cresseglio, sulle alture che dominano il Lago Maggiore, c'è un orfanotrofio che sta per cessare i suoi scopi. È stato infatti istituito, dall'associazione svizzera di solidarietà operaia che ne è la proprietaria, per accogliere i figli dei caduti della guerra partigiana. A tanti anni dalla fine delle ostilità il convitto dovrebbe quindi chiudere. Verrà invece trasformato.

Per volontà di Fornara e Balconi nasce L'istituto per bambini difficili “Carlo Pedroni”, che mantenendo il suo statuto di istituzione privata può muoversi con meno vincoli sul terreno dell'innovazione pedagogica. È alle dirette dipendenze del Centro medico-pedagogico di Novara che dirige gli interventi terapeutici, le osservazioni cliniche e le linee educative.

Fino ai primi anni '70, quando passerà alle dipendenze dell'Amministrazione provinciale, l'istituto accoglierà casi, anche gravissimi, provenienti dall'intera penisola, sottraendoli allo sterile destino dei repartini psichiatrici e delle case di rieducazione. Moltissimi saranno riconsegnati a livelli dignitosi di vita affettiva e sociale.

Nel 1960, con la Berrini e Franco Fornari pubblica Perturbazioni nei primi rapporti oggettuali e superinvestimenti di oggetti inanimati, seguito l'anno successivo, e sempre con gli stessi coautori, da Estraniazione della figura umana e investimento esclusivo di oggetti inanimati. Marcella consegue la libera docenza in neuropsichiatria infantile.

Fin dai suoi esordi Marcella Balconi ha privilegiato l'osservazione9 come momento di ricomposizione dell'individuo, che rischia altrimenti di essere definito dalla meccanica giustapposizione di parcellizzati elementi di analisi10. Naturale, quindi, la convergenza verso l'infant observation di Esther Bick.

L'osservazione è momento strategico del lavoro del Centro di Novara, su cui si mettono a dura prova i tirocinanti: si fanno osservazioni al nido, alla materna, a scuola, in famiglia. Si fanno anche, ed è una delle rare esperienze in Italia, osservazioni di lattanti a rischio.

La formazione analitica di Marcella è stata francofona, la stessa impostazione del Centro medico pedagogico novarese ricalca l'impostazione di analoghe strutture della Svizzera francese e anche l'istituto di Cresseglio, italo-svizzero nella sua ragione sociale, ha un'impronta transalpina: tra gli assistenti, che si chiamano monitori, c'è chi si è formato agli stage del CEMEA11.

In Francia l'introduzione della psicanalisi a livello infantile è opera di Sophie Morgenstern. La Morgestern, nella controversia che, negli anni '30, ha contrapposto Melanie Klein ad Anna Freud, ha preso decisamente posizione per quest'ultima. È una scelta che condizionerà lo sviluppo successivo della psicoanalisi infantile d'oltalpe12, in uno scenario teoreticamente complicato dall'ingombrante genialità di Jacques Lacan.13

Un nodo fondamentale della controversia verte sull'interpretazione: per la Freud l'interpretazione profonda va evitata, per evitare il rischio dell'esplosione delle pulsioni e la rottura del rapporto, per la Klein, viceversa, l'analisi del bambino ha le stesse caratteristiche di quella con gli adulti e occorre interpretare14.

Nei citati lavori scritti con Berrini e Fornari, l'attenzione si va focalizzando sulla ricerca inglese di impronta kleiniana. È la continuazione di un dibattito scientifico internazionale, cominciato negli stage del Centro medico-pedagogico di Losanna15, in cui la “scuola italiana” darà un suo contributo per la ricomposizione delle dispute teoriche.

Nel corso del decennio successivo i riferimenti culturali si approfondiscono e si precisano, negli anni 1973-1975, incaricata dalla Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile di organizzare i seminari di studio sulla psicopatologia dell'adolescenza, invita come relatori due esponenti della Società inglese di psicoanalisi, Donald Meltzer e Martha Harris.16

Il disegno infantile, che segna gli esordi della psicoanalisi con il piccolo uomo-gallo studiato da Ferenczi e diventa veicolo privilegiato di comunicazione, con la Morgenstern17, è sempre stato al centro degli interessi di Marcella Balconi, fin dagli anni di formazione a Losanna. Qui comincia ad applicarlo alle favole della Düss.18

Inizialmente utilizzato per integrare risposte verbalmente povere, il metodo rivela la possibilità di accedere a un materiale più profondo e al CMPP di Novara diviene uno standard, oggetto di comunicazione scientifica.19

Lo studio pluriennale e l'enorme materiale documentario confluiscono nel 1987 in Il disegno e la psicoanalisi infantile, scritto in collaborazione con Giulia Del Carlo Giannini, con cui ha cominciato a collaborare dall'inizio degli anni '70.

Intanto continua la sua milizia politica, nel 1963 è eletta deputata comunista. Nella legislatura, che termina nel fatidico '68, viene approvata la riforma del servizio sanitario. Nell'ambito di questo dibattito, Marcella sostiene i diritti dell'infanzia, delle lavoratrici madri e dei malati. Nei suoi interventi delinea le linee culturali della futura riforma degli ospedali psichiatrici. Insieme a Giorgina Arian Levi si batte per l'istituzione della scuola materna statale. Il settore, all'alba degli anni '70, è ancora gestito in condominio da municipi ed enti religiosi. È una questione spinosa – per i grandi interessi in gioco – che ha già fatto cadere più di un governo. Il travagliato iter parlamentare approderà finalmente, il 18 marzo 1968, alla sospirata legge 444.

Il suo impegno politico non si limita agli impegni istituzionali (sarà sindaco di Grignasco e poi assessore al comune di Novara), ma si attua anche in una costante militanza di base che fa di lei un punto di riferimento anche per i più giovani nelle agitate acque degli ultimi anni '6020.

All'inizio del 1969 si costituisce a Novara il «Circolo Rosa Luxemburg» di cui fanno parte militanti dei partiti di sinistra, sindacalisti, operai e studenti21. Il gruppo articola il suo intervento su tre livelli, fabbrica, scuola e territorio. In quest'ultimo ambito si occupa dell'ospedale psichiatrico cittadino in cui, oltre ai consueti abusi che accomunano le fabbriche della follia dell'epoca, si spaccia per ergoterapia un netto sfruttamento del lavoro dei degenti.

L'azione politica è preceduta da un'attenta fase di studio a cui Marcella presta la sua competenza22. La notte del 23 maggio, dopo un'accesa assemblea cittadina, un folto corteo si dirige verso il manicomio e lo circonda scandendo slogan. L'atmosfera è incandescente, ma non ci sono incidenti degni di rilievo.

Pur nella sua apparente banalità, è questo un episodio dirimente nella storia recente della sinistra cittadina. Se, infatti, la stampa d'informazione si dimostra comprensiva delle ragioni della lotta, le forze dell'ordine si limitano a vigilare senza intervenire e la magistratura si palesa prontamente attenta ad indagare sugli abusi segnalati, non pochi dirigenti del partito e del sindacato diffidano, invece, di un movimento di protesta che non si contiene negli ordinari canali istituzionali e tenta quindi di scoraggiarlo.

Scomodare le categorie di destra e sinistra per dar ragione della divisione che così si opera, sarebbe probabilmente fuorviante, certo è che si scontrano un vecchio e un nuovo modo di fare politica.

Marcella è con questi ultimi e difatti, alla fine di quello stesso anno, quando gli ospiti del Dominioni, l'orfanotrofio cittadino, lamentando maltrattamenti, trascuratezze e una disinvolta amministrazione dei loro scarsi beni personali, occupano l'istituto, partecipa senza esitazioni all'occupazione che in gran parte dirige politicamente. È anche uno scontro simbolico, perché il collegio, come quasi tutte le istituzioni per l'infanzia, è dal dopoguerra infeudato culturalmente e amministrativamente a una destra cattolica che sembra impermeabile a qualsiasi istanza di rinnovamento23.

Quando la polizia interviene per sgombrare l'edificio, con i piccoli ospiti del convitto c'è solo la dottoressa Balconi24, che viene quindi denunciata insieme ad altri25..

La stampa cittadina, lenta a cogliere i segnali di cambiamento, ormai diffusi anche in provincia, ne dà notizia con toni che indigneranno, tra gli altri, Piero Fornara,26 mentre a Grignasco, dove Marcella è sindaco, si riuniscono immediatamente i partigiani della Valsesia che le esprimono la loro solidarietà27.

Ma la convinzione che i denunciati abbiano agito secondo giustizia ha penetrato la generalità delle coscienze, magistratura compresa che manderà tutti assolti per esser stati mossi dalla necessità di difendere diritti altrui28. Anche la direzione dell'istituto deve cedere, cooptando nel suo consiglio d'amministrazione un intellettuale di area comunista di grande prestigio: Angelo Razzano.

Al Dominioni Marcella corre in soccorso di quell'infanzia e adolescenza debole e violata a cui ha dedicato il proprio lavoro. Costante è, nel suo impegno politico, la ricerca di legami col proprio specifico professionale. In quei campi dove può mettere in campo i suoi saperi e la sua esperienza, l'agire va allora oltre la generica solidarietà.

Tale sarà il suo rapporto con il movimento degli studenti. Così, quando un gruppo di studenti di varie facoltà dell'Università di Torino, rifiutando un modello di studio astrattamente libresco della psicologia sociale , dà vita a un gruppo di studio su Realtà della alienazione negli operai e organizzazione del lavoro in una media industria: Sant'Andrea di Novara, non esita a prestarsi per il coordinamento e la supervisione scientifica.29

Anche i giovani insegnanti che si stanno battendo per l'istituzione del “tempo pieno” la trovano al proprio fianco a lottare per quel modello di scuola che, fin dagli anni '50, ha individuato come sola alternativa possibile alle classi differenziali30.

Nell'intenso dibattito ideologico di quegli anni, Marcella è schierata con la sinistra del partito. È vicina al gruppo del Manifesto e nel novembre del 1969, quando anche a Novara vengono radiati gli aderenti ai Gruppi d'iniziativa comunista, partecipa alla turbolente assemblea della “Carlo Manzini“, la sezione di Porta Mortara in cui sono concentrati molti dei “ribelli”. Interviene generosamente in loro difesa, ma non li segue sulla strada dell'edificazione di un soggetto politico alternativo al PCI. L'unità e la forza di quel partito, nerbo della lotta di Liberazione e fulcro delle conquiste del dopoguerra, le sembrano beni primari da tutelare. Marcella si trova dunque ad affrontare gli stessi dubbi che avevano afflitto suo padre nel 1921, e ne ripete la scelta.

Anche l'impegno nelle amministrazioni locali, prima come sindaco di Grignasco, poi come assessore ai lavori pubblici al comune di Novara, privilegia i soggetti e i problemi che da sempre ha individuato come strategici per l'effettiva realizzazione di un mondo migliore. Così se a Grignasco si batte per trasformare in senso formativo, prefigurando il tempo pieno, il tradizionale doposcuola31 e impegna ingenti risorse per l'edificazione di asilo nido e scuola materna32, a Novara si adopera per ristrutturare il «Parco dei bambini» a reale misura della sua utenza e non si limita a costruire nuovi asili nido, ma organizza anche un rigoroso corso di formazione per chi vi dovrà operare. Accanto alla sensibilità sul problema della strutturazione dei gruppi di lavoro33, qui entra in gioco anche una sua precoce intuizione, risalente all'impegno nell'ONMI del dopoguerra, che non concepisce il “nido” come servizio a domanda, ma come primo anello di un moderno sistema educativo.

Sono le ultime realizzazioni e gli ultimi atti di politica attiva. Marcella non approverà la svolta della Bolognina e non aderirà al partito che sortirà da quella scelta. Non opta neppure per quella neonata «Rifondazione comunista», a cui pure non lesina né contributi, per l'abituale generosità, né rimbrotti, per l'altrettanto abituale spirito critico34.

Sono d'altronde anni di amarezza, muore Giancarlo, l'ultimo dei cugini Pajetta e si spegne giovanissima l'adorata nipote Francesca. Alla catena del lutto cominciata negli anni di guerra si saldano nuovi anelli, lei stessa è malata.

Con Giulia Del Carlo Giannini ha in progetto un nuovo libro sulla terra di nessuno, la zona d'ombra in cui l'io, dopo aver in qualche modo costituito il proprio mondo materiale, si fa da parte, in attesa d'uscir di scena per realizzare quello scambio delle parti che sancisce la permanenza del reale a fronte alla provvisorietà fenomenica del soggetto. Quella materia chimica e biologica con cui aveva cominciato la sua avventura scientifica torna ora a sciogliere il nodo tra essere ed esistere: composita solvantur.

Marcella Balconi muore il 5 febbraio 1999.

 

1 Lo ricorda la stessa Marcella Balconi nel suo intervento al Seminario nazionale di studi su «Pratiche e culture della violenza tra guerra e dopoguerra», Santhià, 12 maggio 1944.

2 Annotazioni di Elvira Berrini Pajetta sul «Libro di famiglia». Carte famiglia Pajetta.

3 Marcella Balconi, Cino Bonfantini e la scuola di pediatria del prof. Fornara, in: Mauro Begozzi, Massimo Bonfantini [a cura di], «I Bonfantini. Atti del Convegno di Studi di Novara del 23 novembre 1991», Novara, 1996, pag. 124.

4 Piero Fornara, Un medico e soldato antifascista novarese: Felice Bonfantini (Cino), in «Resistenza Unita», A. IV, N. 1, gennaio. 1972, pp. 5-8.

5Marcella Balconi, Autobiografia scientifica, in: «Quaderni di Psicoterapia infantile», 4, 1981, pag. 8.

6Ibidem, pag. 13.

7Ibidem, pag. 10.

8Ibidem, pag. 15.

9«Dalla mia esperienza di ricercatrice all'Università avevo tratto la convinzione che solo dall'ossevazione potevo imparare e, grazie ad essa, passare dal particolare al generale.» Marcella Balconi, Autobiografia scientifica, cit. , pag. 14.

10«Osservare vuol dire acquisire la capacità di vedere un insieme, un tutto unitario.», ibidem, pag. 19.

11I Centres d'Entraînement aux Métodes d'Éducation Active sono fondati da in Francia nel 194 , nel 194 nasce la federazione svizzera e dal 1950 cominciano a diffondersi anche in Italia. Prima di poter disporre dell'istituto di Cresseglio, il CMP di Novara si appoggia al CentroEducativo Italo Svizzero di Rimini.

12Serge Lebovici, … , rifiuterà sempre di prendere una posizione sulla controversia.

13Alla cui scuola crescono Françoise Dolto e Maud Mannoni.

14Mariateresa Aliprandi, Anna Maria Pati, L'alba della psicoanalisi infantile, Milano, 199, pag. 202, nota 23.

15«Lì è arrivato Lebovici, lì Bollea ha fatto uno stage, e così pure la Berrini. Da lì si avviò il dibattito, soprattutto con i Francesi, su come si faccia psicoterapia. Il dibattito è continuato e solo adesso tra Italiani, Francesi, Inglesi c'è un punto d'accordo. (…) I Francesi ci avevano rinunziato (…) a un certo punto si sono messi a non interpretare.» Marcella Balconi, Autobiografia scientifica, in: «Quaderni di Psicoterapia infantile», 4, 1981, pag. 10.

16Scienza a due....

17Sophie Morgenstern, Un cas de mutisme psychogène, in «Revue française de psychanalyse», I, 3, 1923 e Quelques aperçus du sentiment de culpabilité dans les rêves des enfants, in «Revue française de psychanalyse», IV, 2, 1933. Tradotti e pubblicati entrambi in Mariateresa Aliprandi, Anna Maria Pati, cit.

18 Il disegno in psicoterapia infantile. Seminario ARPA, Cesena, marzo 1992. trascrizione in Marcella Balconi, In ascolto del bambino. Immagini, storie, fantasie, a cura di Raffaele Dionigi, Cesena, 1999, pag. 116.

19Marcella Balconi, Il disegno applicato alle favole della Düss, in «Infanzia Anormale», XXIV, 1953.

20Non a caso è la destinataria di «Difendere noi stessi dalle calunnie è difendere il patrimonio più caro del Partito. Lettera a una compagna, 23 ottobre 1967, ore 13» ora in Cesare Bermani, L'altra cultura. Interventi, rassegne, ricerche. Riflessi culturali di una militanza politica (1962-1969), Milano, 1970, pp. 267, 268.

21Per la storia del circolo e una puntuale ricostruzione dell'episodio dell'occupazione del Civico Istituto Dominioni, si rimanda a: Cesare Bermani, «L'esperienza del Circolo Rosa Luxemburg» in Storie ritrovate, Milano, 19XX, a cui faccio ampio riferimento.

22Cesare Bermani, «L'esperienza del Circolo Rosa Luxemburg» , cit. , pag. 279.

23Nel 1968 la DC locale aveva chiesto lo scioglimento del Centro Medico Pedagogico, in quanto covo di comunisti. Cfr. Cesare Bermani, «L'esperienza del Circolo Rosa Luxemburg» , cit. , pag. 290.

24Ibidem, pag. 288.

25Nella ricostruzione di Bermani, cit. si parla di una quarantina di denunciati, in realtà i rinviati a giudizio sono 22. Cfr. Alberto Giardini, Se realizza il reato dell'art.633 C. P. il fatto di un gruppo di dimostranti che occupano un pubblico edificio a scopo di protesta, sottotesi di laurea, facoltà di giurisprudenza dell'Università degli studi di Milano, a. a. 1975-1976, pag. 12 (ISRSC “Piero Fornara” Novara).

26 Piero Fornara, Conversando con Montanelli, in «Resistenza Unita», marzo 1970, pag. 2 .

27I partigiani della Valsesia protestano per la repressione, in «Resistenza Unita», gennaio 1970, pag. 3..

28Sebbene sia questo l'aspetto enfatizzato dalla stampa dell'epoca, in realtà l'applicazione dell'art. 52 C. P. che tutela la legittima difesa dell'altrui diritto è, nel dettato della sentenza, ipotizzata in via subordinata, in quanto postulerebbe la sussistenza del reato. Gli imputati sono invece assolti, con formula preliminare e determinante, perché il fatto non costituisce reato. A questa conclusione si giunge perché le indagini della questura e la successiva testimonianza del direttore dell'istituto, non riescono a chiarire quali degli imputati siano penetrati abusivamente nell'edificio e quali siano stati, invece, esplicitamente autorizzati dal direttore stesso a partecipare a un'assemblea. A ciò si aggiunge l'assenza del dolo specifico. Cfr Alberto Giardini, cit.pp. 7, 8.

29s. a. [ma probabilmente Francesco Omodeo Zorini], Attività di un gruppo di studio universitario, in «Resistenza Unita», marzo 1970, pag. 8..

30Alcuni aspetti strutturali del “tempo pieno” sono già lucidamente anticipati in: Marcella Balconi, Maria Elvira Berrini, Studio statistico clinico su un gruppo di 1000 bambini segnalati per difficoltà di adattamento al primo anno di scuola in :«Infanzia anormale», 1958, 28; 1959, 30 e 32; 1960, 36, passim.

31Nel dicembre 1967, alla circolare del Direttore didattico di Romagnano Sesia (da cui dipende la scuola di Grignasco) che specifica che il doposcuola è destinato allo svolgimento di compiti e lezioni e che non prevede quindi lezioni di sorta, oppone la Circolare ministeriale 309, dello stesso anno che postula invece attività integrative coordinate con il programma scolastico. Chiede, naturalmente, un incontro immediato con il Provveditore agli studi. (ISRSC “Piero Fornara” Novara – Fondo Balconi).

32Nel ciclostilato del Comune di Grignasco “Attività svolta dall'amministrazione comunale nel triennio 1965-1967”, presentando il piano delle opere, polemizza con gli esponenti della minoranza che avrebbero preferito destinare gli investimenti alla costruzione di un nuovo municipio. (ISRSC “Piero Fornara” Novara – Fondo Balconi).

33La formazione delle équipes è una sua costante metodologica che attua al CMP, all'istituto di Cresseglio e in ogni altro ambito operativo. Nel documento a stampa del comune di Grignasco “A tutte le famiglie”, del marzo 1978, in cui presenta un consuntivo dell'amministrazione, lamenta che le 500.000 lire messe in bilancio per l'aggiornamento degli insegnanti non siano state utilizzate per mancanza di richieste. In compenso il personale del nido di Grignasco e dei vicini paesi ha potuto usufruire di un seminario di lavoro tenuto dalla dottoressa Goldschmied del servizio medico pedagogico di Londra. (ISRSC “Piero Fornara” Novara – Fondo Balconi).

34Chi scrive era, a quel tempo, incaricato della periodica questua.