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Docenti e genitori, un'idea alternativa alla privatizzazione
Le grandi manifestazioni di piazza e gli scioperi si sono fermati, le occupazioni degli istituti sono terminate, almeno per ora, ma non si è arrestata la mobilitazione di insegnanti, precari e studenti per la difesa e il futuro della scuola pubblica. Domenica prossima sono previsti due importanti appuntamenti nazionali, entrambi a Roma, per rilanciare le lotte contro i provvedimenti ancora in campo - dal concorso truffa per il reclutamento dei docenti agli ulteriori tagli alla scuola statale, paralleli al rifinanziamento delle paritarie - ma soprattutto per riaffermare il valore della scuola della Costituzione, denunciando e contrastando le derive liberiste, privatiste e confessionali delll'ultimo ventennio.
Il movimento nazionale delle scuole - principale protagonista delle mobilitazioni di questi mesi - si riunirà dalle 10 in poi a via Galilei 57 per costruire un coordinamento nazionale che continui a «vigilare» sui prossimi provvedimenti che, nonostante il governo in scadenza, verranno comunque presi e per lanciare nuove iniziative in difesa della scuola. Invece il Coordinamento nazionale «Per la scuola della Costituzione», nella sala Di Liegro della Provincia (dalle 10.30, via IV novembre 119) presenterà a partiti (dovrebbero esserci tutti, dal Pd a Rifondazione comunista, compresi pezzi del possibile nascituro «quarto polo» come Alba), sindacati, associazioni, insegnanti e studenti un vero e proprio articolato di legge, alternativo alla cosidetta ex Aprea che avrebbe aperto le porte degli istituti statali sempre più autonomi a privati sempre più invadenti e influenti, soprattutto economicamente.
«Il progetto Aprea, emendato dal Pd ma rimasto sostanzialmente invariato, per ora accantonato grazie alle proteste delle scuole di tutta Italia, non è una novità ma rappresenta l'epilogo di un percorso iniziato negli anni '90, con la privatizzazione del pubblico impiego, l'istituzione del dirigente manager, la legge di parità che mette sullo stesso piano le scuole statali e le scuole private contravvenendo all'art.33 della Costituzione che consente la loro istituzione ma con un regime distinto da quello delle scuole statali e soprattutto senza oneri per lo Stato», spiega al manifesto Antonia Sani, coordinatrice dell'associazione «Per la scuola della Repubblica».
Insomma il rischio è che messo alla porta il progetto Aprea, nella prossima legislatura rientri dalla finestra, magari targato centro-sinistra, se dovesse andare al governo, quindi meglio prevenire. «Perché spesso - prosegue - destra e sinistra hanno avuto posizioni coincidenti su un'idea di autonomia scolastica, riferita ai singoli istituti in competizione gli uni con gli altri riguardo le offerte di servizi accessori e piani dell'offerta formativa, su modello delle scuole private. Come se questa fosse l'unica via per raggiungere l'efficienza».
Invece la proposta di «Scuola della Costituzione», in tutto 23 articoli, parla chiaro: governo democratico e partecipato della scuola con il potenziamento degli organi collegiali a tutti i livelli, sistema di istruzione unitario e non frammentato, obbligo scolastico a 18 anni, diminuzione del numero degli alunni per classe eliminando le «classi pollaio», aumento delle risorse economiche per la scuola pubblica, porte ermeticamente chiuse ai privati e a qualsiasi forma di privatizzazione strisciante.
Come finanziare il progetto? Con l'abolizione di tutti i contributi, «sotto qualsiasi forma, per le scuole private e paritarie e con la riduzione delle spese previste per il ministero della Difesa nel bilancio dello Stato». Ovvero «la scuola per l'uguaglianza, la scuola della Costituzione».